Appassionati di rievocazioni medievali? Il Carnevale di Ivrea, in Piemonte, vi stupirà. La Battaglia delle Arance tra il “popolo” e le “armate del feudatario” è la più sfrenata manifestazione storica carnevalesca in Italia. Buon divertimento e… schivate le arance!
Ivrea. Carnevale a colpi di arance!
A Ivrea si svolge un Carnevale “combattivo”, conosciuto ormai in tutto il mondo. Lo Storico Carnevale di Ivrea, istituzionalizzato nel 1808, è stato riconosciuto ufficialmente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri come manifestazione italiana di rilevanza internazionale. L’attesissima “Battaglia delle Arance” rievoca una rivolta popolare alla tirannia feudale, avvenuta in epoca medievale.
Battaglia delle Arance
La tradizionale “Battaglia delle Arance” si tiene nelle principali piazze di Ivrea tra le squadre che presidiano la piazza e i carri che passano al seguito del corteo. Questp evento è molto sentito e e rievoca la ribellione popolare alla tirannia. Il popolo è rappresentato dagli aranceri a piedi che combattono contro le armate del Feudatario a colpi appunto di arance. Le armate sono composte da tiratori scelti su dei carri trainati da cavalli, e indossano maschere e protezioni.
L’ origine della “Battaglia delle Arance” pare che risalga alla metà dell’800, quando cominciarono delle schermaglie scherzose tra la gente sui balconi e le carrozze. Nel 1830 -1840 si chiamava ancora il “Getto delle Arance”. Dal 1947 sono nate le squadre “ufficiali” degli aranceri.
Pian piano, vista la notorietà assunta dalla Battaglia, si sono andate formando associazioni di aranceri da nomi pittoreschi tanto che ad oggi le squadre degli aranceri a piedi sono 9: aranceri pantera nera, aranceri scorpioni d’ arduino, aranceri degli scacchi, aranceri asso di picche, aranceri tuchini del Borghetto, aranceri diavoli, associazione aranceti della Morte e associazione aranceti mercenari.
Il sabato sera si tiene la festa degli aranceri che provvedono ad addobbare strade e piazze con i loro stendardi e striscioni.
Origini del Carnevale Storico di Ivrea
Le origini del Carnevale di Ivrea risalgono al XVI secolo, quando la festa veniva organizzata dai vari rioni rivali della città (San Grato, San Lorenzo, San Maurizio, San Salvatore e Sant’ Ulderico). In quel periodo si tenevano diverse cerimonie e riti e tutt’ oggi ne sono presenti alcuni elementi quali gli Abbà, gli Abbruciamenti degli Scarli, il Corteo. Nel 1808 la tradizione dei carnevali rionali di Ivrea venne soppiantata dalla autorità napoleoniche che unificarono le feste. Durante l’ epoca napoleonica il significato della celebrazione del carnevale si avvicinò indi agli ideali di libertà giunti in Piemonte con la Rivoluzione Francese e furono introdotte alcune “novità” quali la figura del “Generale”, l’obbligo per tutti i partecipanti di indossare il berretto frigio e le uniformi assunsero le caratteristiche di quelle dell’ esercito napoleonico.
In seguito il processo di storicizzazione del carnevale si occupò di ricercare le origini del carnevale ben prima della Rivoluzione Francese e le ritrovò in un episodio avvenuto probabilmente nel Medioevo quando il Marchese di Monferrato, che aveva ridotto alla fame la Città, venne cacciato in seguito alla ribellione della figlia di un mugnaio (Violetta) che, per non sottostare al ius primae noctis, fece ubriacare il tiranno e gli tagliò la testa nel sonno dopodichè incitò il popolo alla rivolta e all’ abbattimento del maniero.
Personaggi del Carnevale di Ivrea
– La Mugnaia: l’eroina della festa
– Il Generale: colui che si trova a fianco della Mugnaia e fin dai primi dell’800 deve supervisionare sul corretto svolgimento della manifestazione.
– Lo Stato Maggiore Napoleonico: un “gruppo” composto da Vivandiere e valorosi Ufficiali a cavallo che accompagnano il Generale
– Il Sostituto Gran Cancelliere
– Il Magnifico Podestà
– Il Corteo con le Bandiere dei Rioni rappresentati dagli Abbà, Pifferi e Tamburi.
A partire dal Giovedì Grasso, tutti i cittadini ed i visitatori indossano il Berretto Frigio in segno di partecipazione alla festa. Il Berretto Frigio è un cappello rosso che sta a rappresentare l’ adesione ideale alla rivolta, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese.
Corteo Storico del Carnevale di Ivrea
Per le vie cittadine sfila il corteo storico con gruppi folcloristici, carri, bande musicali provenienti da altre parti d’ Italia e d’ Europa. Il momento di massima partecipazione emotiva è il passaggio della Mugnaia che sfila su di un carro dorato con indosso una mantella di ermellino, il berretto frigio, una veste di lana bianca lunga e una fascia verde con una coccarda rossa, sul suo carro vi sono anche paggi e damigelle che vanno con lei lanciando mimosa e caramelle.
Davanti al carro della Mugnaia vi sono gli Alfieri, il Generale che guida il corteo a cavallo, gli ufficiali dello Stato Maggiore, le Vivandiere e il Sostituto Gran Cancelliere che porta il “Libro dei Verbali”. Dietro il carro della Mugnaia vi è invece la Scorta d’ Onore.
Al corteo vi partecipano anche gli Abbà, che vanno portando in mano una piccola sciabola con infilzata un arancia, simbolo della testa mozzata del tiranno.
La Banda dei Pifferi e dei Tamburi, in testa al corteo, suona arie sette – ottocentesche che fanno da “colonna sonora” alla festa.
Luoghi e appuntamenti del Carnevale a Ivrea
Il Carnevale di Ivrea si tiene nelle vie e nelle piazze della città di Ivrea (TO) ovvero in Piazza Duomo, Piazza Castello, Piazza Maretta, Piazza Ottenetti, Piazza La Marmora, Piazza di Città, Piazza Dondolino, Castellazzo, Borghetto, Via Palma. Il Carnevale Storico di Ivrea inizia già ad Epifania quando il nuovo Generale viene presentato alla città e quando il corteo sale alla Cappella dei Tre Re sul Monte Stella per la tradizionale offerta dei ceri al Vescovo. Continua poi con altre cerimonie, tra cui l’ “Alzata degli Abbà”, nelle due domeniche precedenti la festa, altre manifestazioni hanno luogo il giovedì e il sabato grasso. Molto spettacolare è poi la cerimonia dell’ “Abbruciamento degli Scarli” che si svolge l’ ultimo giorno della festa nelle piazze dei vari rioni. Il Carnevale si chiude poi con il saluto tradizionale “Arrivederci all’ una di giovedì” in dialetto “Arvedse a giobia ‘n bot” che dà l’ appuntamento al prossimo anno.